
Il convito Natalizio a Genova dell’ antipapa Benedetto XIII

Feste, cerimoniali e ricevimenti nella Genova del passato
Il 16 maggio del 1405 arriva a Genova, proveniente da Nizza, il papa aragonese Benedetto XIII, al secolo Pedro Martínez de Luna y Pérez de Gotor, accolto dalla cittadinanza come un trionfatore, anzi come il “vero et unico Papa della Chiesa di Dio”. In realtà Benedetto era stato eletto Pontefice dai cardinali avignonesi nel conclave tenutosi nel 1394 a Livorno Ferraris, località oggi in provincia di Vercelli. A quel tempo la Chiesa era lacerata dal cosiddetto Scisma d’Occidente e Pedro de Luna veniva infatti considerato a tutti gli effetti un antipapa poiché a Roma, sul soglio di Pietro, eletto dai cardinali romani, stava assiso Innocenzo VII.
Tuttavia a Genova, che dal 1396 era sotto la dominazione francese, venne ricevuto con tutti gli onori. Al Mandraccio, vicino alla chiesa di San Marco, era stato eretto un apposito ponte di sbarco ricco di preziose decorazioni e sfarzosi ornamenti, mentre le alberature e i pennoni di tutte le navi e le galee ancorate nel porto erano adorni di ghirlande e ricoperti da addobbi floreali. Sul Molo lo attendeva l’arcivescovo Pileo De Marini, attorniato da un grande numero di sacerdoti in ricchissimi paramenti e da duecentosessanta nobili che indossavano amplissime toghe di raso color cremisi. Erano esposte in bella mostra le preziose reliquie (tra cui spiccava il piatto esagonale, allora creduto di smeraldo, adoperato secondo la tradizione da Gesù Cristo nell’ultima cena) conservate nel tesoro della Cattedrale. Si formò così un corteo composto dal clero, dagli aristocratici, dalle Autorità, dai cardinali a cavallo, che entrò in città. Un’Ostia consacrata, inserita in un tabernacolo d’oro, era posta sopra una mula con artistiche bardature, mentre l’antipapa, a cavalcioni di una bianca cavalla, avanzava sotto un baldacchino sorretto dai cittadini più eminenti e scortato dal Governatore francese, il Maresciallo Jean Le Maingre detto Boucicaut, e dal Podestà Liverotto dei Ferretti. Il popolo, che affollava le strade meravigliosamente addobbate per l’occasione, indifferente forse alla disputa fra i due papi o forse perché abituato ad applaudire al vincitore (o presunto tale), acclamava l’antipapa al grido di “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” Non pochi però se ne stavano in silenzio, essendo convinti che Innocenzo VII “il quale dimorava a Roma, fosse vero papa e universal pastore”.
Benedetto XIII sarebbe tornato a Genova tre anni più tardi.
«L’anno 1408, il giorno della Natività di Nostro Signore, il Papa Benedetto celebrò la messa pontificale in la chiesa di San Francesco e fece un splendidissimo convito al Governatore e agli Anziani e a molti altri cittadini e fu tanta l’abbondanza dei diversi cibi e tanto nobile l’apparato, che alcuni non hanno temuto dire che quel tal convito eccedeva quelli del Re Assuero. Ai frati ancora nel monastero di San Francesco nel lor comune refettorio, diede da mangiar molto lautamente, tal che le torte dorate d’oro fino erano riputate per nulla».
Questa volta l’annalista cinquecentesco Agostino Giustiniani tralascia l’aspetto decorativo e cerimoniale dell’ospitalità e si sofferma su quello gastronomico. Il banchetto, allestito a spese di Benedetto XIII, doveva essere veramente sontuoso per essere paragonato a quelli leggendari del sovrano persiano Assuero di cui parla la Bibbia nel Libro di Ester.
Nel tardo medioevo e nel rinascimento decorare la selvaggina e ricoprire le torte con lamelle o sottilissime foglie d’oro, che spesso venivano consumate insieme al cibo, era sintomo di grande opulenza, raffinatezza e sfarzo.
L’evento si svolse il giorno di Natale, a quell’epoca il primo giorno dell’anno che a Genova, a Milano e a Roma – e fino alla riforma gregoriana del calendario ufficializzata nel 1582 – cominciava appunto a Nativitate.
Il sito dove ebbe luogo tale banchetto non esiste più: la duecentesca chiesa e il grandioso convento di San Francesco di Castelletto, che si trovavano alle spalle di Palazzo Bianco, sulle pendici appunto della fortezza del Castelletto, furono demoliti nei primi anni dell’Ottocento dalla barbarie laicista e dagli speculatori locali.
Aldo Padovano
storico